- Elifaz paragona Giobbe a un malvagio
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- Allora Elifaz di Teman rispose e disse:
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- «Il saggio risponde forse con vana scienza? Si gonfia il petto di vento?
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- Si difende con chiacchiere inutili e con parole che non giovano a nulla?
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- Tu, poi, distruggi il timor di Dio, sminuisci la preghiera che gli è dovuta.
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- La tua iniquità ti detta le parole, e adoperi il linguaggio degli astuti.
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- Non io, la tua bocca ti condanna;
le tue labbra stesse depongono contro di te.
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- Sei forse tu il primo uomo che nacque? Fosti tu formato prima dei monti?
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- Hai forse sentito quanto si è detto nel Consiglio di Dio? Hai forse accaparrato la saggezza tutta quanta per te solo?
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- Che sai tu che noi non sappiamo? Che conoscenza hai tu che non sia anche nostra?
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- Ci sono fra noi uomini canuti e anche vecchi più attempati di tuo padre.
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- Fai così poco caso delle consolazioni di Dio e delle dolci parole che ti abbiamo rivolte?
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- Dove ti trascina il cuore, e che vogliono dire codeste torve occhiate?
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- Come! Tu volgi la tua collera contro Dio e ti lasci uscire di bocca tali parole?
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- Chi è mai l’uomo per essere puro, il nato di donna per essere giusto?
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- Ecco, Dio non si fida nemmeno dei suoi santi, i cieli non sono puri ai suoi occhi;
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- quanto meno quest’essere abominevole e corrotto, l’uomo, che tracanna iniquità come acqua!
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- «Io voglio istruirti;
porgimi ascolto e ti racconterò quello che ho visto,
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- quello che i saggi hanno riferito senza nulla celare di quel che sapevano dai padri,
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- ai quali soltanto è stato dato il paese;
e in mezzo ai quali non è passato lo straniero.
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- L’empio è tormentato tutti i suoi giorni, e pochi sono gli anni riservati al prepotente.
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- Sempre ha negli orecchi rumori spaventosi, e in piena pace gli piomba addosso il distruttore.
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- Non ha speranza di uscire dalle tenebre, e si sente destinato alla spada.
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- Va peregrinando in cerca di pane;
dove trovarne? Egli sa che gli è vicino il giorno tenebroso.
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- Le difficoltà e l’angoscia lo riempiono di paura, lo assalgono come un re pronto alla battaglia,
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- perché ha steso la mano contro Dio, ha sfidato l’Onnipotente,
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- gli si è slanciato audacemente contro, sotto il folto dei suoi scudi ricurvi.
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- Aveva la faccia coperta di grasso, i fianchi carichi di pinguedine;
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- si era stabilito in città distrutte, in case disabitate, destinate a diventare mucchi di sassi.
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- Egli non si arricchirà, la sua fortuna non sarà stabile;
né le sue proprietà si stenderanno sulla terra.
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- Non potrà liberarsi dalle tenebre, il vento infocato farà inaridire i suoi germogli e sarà portato via dal soffio della bocca di Dio.
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- Non confidi nella vanità;
è un’illusione; poiché avrà la vanità per ricompensa.
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- La sua fine verrà prima del tempo, i suoi rami non rinverdiranno più.
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- Sarà come vigna da cui si strappi l’uva ancora acerba, come l’ulivo da cui si scuota il fiore;
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- poiché sterile è la famiglia del profano, il fuoco divora la tenda dei corrotti.
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- L’empio concepisce malizia e partorisce rovina;
egli prepara l’inganno».
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